24 febbraio – “Governabilità: tra indirizzo politico e amministrazione pubblica”.

Secondo appuntamento di Eunomia Master – Edizione 2017 “L’Italia dopo il referendum costituzionale”, a Settignano nei locali di Villa Morghen. La prima sessione del pomeriggio è stata dedicata alle “Forme di Governo e processi decisionali”. In cattedra, davanti alla platea degli eunomisti, sono saliti Giuliano Amato, Giudice della Corte Costituzionale e il professor Massimo Luciani, Presidente dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti. Con loro si è discusso di “Governabilità: tra indirizzo politico e amministrazione pubblica”. Che spazio c’è ancora per Governabilità in Italia dopo il no al referendum costituzionale e bocciatura della Consulta?

Giuliano Amato, Giudice della Corte Costituzionale: “Anche se non c’è, la Governabilità lo spazio se lo trova e si ritroverà in parte quello che si era scavato prima. Quando dico questo, mi riferisco, ai Governi che cercano di far passare in Parlamento le proprie iniziative legislative. Questa è una parte della Governabilità. L’altra parte della Governabilità, riguarda le leggi che si è riusciti a fare tra Governo e pubblica amministrazione. Il peso del referendum fallito riguarda soprattutto la prima parte perché le istituzioni riformate, secondo quel disegno, lasciavano prefigurare la possibilità che si arrivasse ad un processo legislativo più disteso con un Governo che avendo davanti un parlamento se non mono camerale, meno paritario, nei suoi poteri, avrebbe potuto usare il disegno di legge, farlo discutere e farlo approvare in tempi ragionevoli e quindi avrebbe rinunciato a fare dalla mattina alla sera, decreti legge che si trasformano in maxi emendamenti che poi vengono usati tutti insieme in un voto di fiducia. […] Questo è accaduto con tutti i Governi di qualsiasi colore politico; un Governo sente la necessità di far approvare i suoi provvedimenti e non avendo un via diritta prende le scorciatoie che trova; il che ha deformato il nostro sistema costituzionale. Altro discorso è la governabilità intesa come traduzione in atti concreti di ciò che una volta approvate, le leggi consentono di fare. Qui il discorso si complica perché mette in gioco l’efficienza della pubblica amministrazione, la preparazione dei funzionari, le regole che stanno approvando. Le strade sono due: una è di affidare responsabilità a chi deve approvare le leggi e lascio a lui la responsabilità e poi alla fine lo giudico, l’altra è quella del “io non mi fido, io voglio tutto trasparente” e allora regole, regole, regole che tolgono responsabilità e rallentano i procedimenti. Noi da oltre 130 anni abbiamo una predilezione invincibile per questa seconda strada”.

Ma cosa si intende per “Governabilità”? Massimo Luciani, Presidente dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti: “Bisogna capire che cosa si vuole quando si parla di governabilità: se si vuole solo l’identificazione di un governo, oppure una stabilità degli esecutivi o un rapporto corretto tra le istituzioni e la società civile. Quello che è sicuro è che dopo il referendum del 4 dicembre abbiamo una situazione politico e istituzionale più complessa di prima”. Quale sistema elettorale preferirebbe che vigesse in Italia?-“Sarebbe molto adatto a questo Paese – ha spiegato il professor Luciani – un sistema elettorale modellato su quello tedesco con una selezione dei parlamentariuninominale e una parte proporzionale, assistita da un premio di maggioranza ma stavolta fatto da un turno unico e con un soglia non inferiore al 40%”.

Ha concluso la sessione pomeridiana Marta Cartabia, Vicepresidente della Corte Costituzionale con una riflessione di ampio respiro su “Garanzie democratiche e costituzionali”.

Marta Cartabia, Vicepresidente della Corte: Quello che mi preme evidenziare è che la crescita e l’importanza del ruolo delle giurisdizioni non va a detrimento del ruolo della politica; c’è un modo di esercitare la giurisdizione che può valorizzare anche quello delle istituzioni politiche; tante volte le migliori riforme sono scaturite proprio da una sinergia e una cooperazione tra le istituzioni di garanzia costituzionali e le istituzioni politiche: un solo caso tra i tanti di cui ho parlato in sala, quello dei precari della scuola, che è stato risolto grazie ad una collaborazione feconda tra giudici ordinari, Corte Costituzionale, legislatore e Corteo Europea – che è intervenuta su sollecitazione della Corte Costituzionale.