D'Alimonte:“Riforma elettorale pensata da Pd, Pdl e Terzo Polo? Rischio ingovernabilità”

“La riforma elettorale pensata da Pd, Pdl e Terzo Polo per superare il Porcellum? Il rischio per il Paese potrebbe essere l’ingovernablità”. Lo ha affermato il politologo Roberto D’Alimonte intervenendo alla lezione conclusiva di Eunomia Master 2012 ospitata all’Università LUISS ‘Guido Carli’ – School of Government di Roma, dove D’Alimonte è docente ordinario di ‘Sistema politico italiano’.
D’Alimonte ha partecipato alla lezione intitolata “Riflessioni sui cambiamenti elettorali: il caso italiano”, al fianco del vicepresidente del Senato ed ex ministro alle Riforme istituzionali Vannino Chiti (Pd), del vicepresidente vicario del gruppo Pdl in Senato Gaetano Quagliariello, del vicepresidente emerito della Corte Costituzionale e presidente dell’Associazione Eunomia Enzo Cheli e il vicesindaco di Firenze Dario Nardella, direttore dell’Associazione Eunomia.
Il modello elettorale più adatto al momento in Italia, secondo D’Alimonte, sarebbe “il maggioritario uninominale a doppio turno sul modello francese”. Ma, spiega il politologo, “è un’illusione, perché solo il Partito Democratico lo vuole. Nessuno, inoltre, vuole i collegi uninominali maggioritari senza doppio turno”. Per D’Alimonte, così, “una riforma maggioritaria vera a uno o a doppio turno oggi nel nostro Paese è un’utopia, non ci sono le condizioni per attuarla. La resurrezione dei collegi uninominali – aggiunge – è più difficile della resurrezione di Lazzaro”.
Per D’Alimonte la soluzione elettorale più conveniente al Paese in questo momento è un “mix tra maggioritario e proporzionale, con forti correttivi in senso maggioritario. Un modello che contribuirebbe a salvare il bipolarismo, rafforzando i due partiti – Pd e Pdl – che ad oggi non possono considerarsi ‘grandi’, ma ‘medi’. Se non percorriamo questa strada – aggiunge il docente – rischiamo di finire non a Berlino ma a Weimar”.
Altra soluzione elettorale, altrimenti, secondo il docente della LUISS, potrebbe essere “correggere il Porcellum”. “Appartengo alla schiera di chi ha criticato la legge Calderoli nell’autunno 2005, prima della sua approvazione, ma non lo considero una porcata. Certo, il Porcellum ha i suoi difetti, a partire dalle liste bloccate, che però potrebbero essere corrette introducendo collegi uninominali proporzionali per tutti i seggi da assegnare, e l’obbrobrio delle candidature plurime, che sarebbe molto semplice abolire. La legge Calderoli, inoltre, è sempre stata criticata per aver generato delle ‘ammucchiate’, dei carrozzoni, delle coalizioni coatte. Ma questa frammentazione non dipende dai sistemi elettorali. Troppo comodo addebitare ai sistemi elettorali i problemi dei partiti: nelle scelte dei partiti i sistemi elettorali non hanno alcuna responsabilità”.
“Se la riforma elettorale oggi si farà – continua il politologo – è perché i partiti convergono sulla volontà di scegliere i loro alleati dopo e non prima del voto, perchè i partiti hanno paura di scegliere prima del voto coalizioni che poi potrebbero risultare instabili. In questo modo si toglie ai cittadini la libertà di decidere le alleanze. E si rischia solo di posticipare quelle ‘ammucchiate’ che col Porcellum venivano fatte prima del voto. Una soluzione rischiosa per la governabilità del Paese”.
Per il vicepresidente della Corte Costituzionale Enzo Cheli, invece, ad oggi l’unica riforma possibile è quella che va in direzione di un mix tra i sistemi elettorali: “L’Italia per il suo contesto attuale e per la sua storia non regge nè un sistema fortemente maggioritario nè un sistema eccessivamente proporzionale. La linea naturale è quella del missaggio. L’accordo che sta maturando tra i partiti non credo che sia sbagliato, per ora mi risulta difficile vedere una linea alternativa. Occorre allora puntare su un mix, su un modello tedesco corretto in senso spagnolo, questo garantisce l’equilibrio adesso”.
“La crisi gravissima che poi ha portato alla caduta del governo Berlusconi non credo si sarebbe risolta con una forma di governo diversa rispetto a quella che abbiamo utilizzato e l’obiettivo del bipolarismo deve rimanere, ma è una meta a percorrenza graduale”.
Secondo Dario Nardella è fondamentale “che non si perda tempo e che i principali partiti politici in Parlamento portino in fondo la riforma elettorale, visto che sembrano esserci le condizioni per un esito positivo. Certo, ci sono ancora molti aspetti da definire, per garantire quegli obiettivi da tutti condivisi di governabilità, di riavvicinamento dei cittadini alla politica e di salvaguardia del bipolarismo”.